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La Strada del Giazzo

Aggiornamento: 7 nov 2024

Antiche mulattiere e neviere

 

Le copiose precipitazioni nevose di questi giorni hanno trasformato la nostra amata Valle in un scenario da favola, per non dire incantato.

La dama bianca e il suo candido manto diventa un vero toccasana per la campagna; alimenta le sorgenti d’acqua, prepara il terreno, i boschi e i prati per la stagione primaverile, rende pura e tersa l’aria.


Neve, che in passato costituiva anche una preziosa risorsa economica.


Le abbondanti nevicate erano la regola degli inverni (non un eccezione come ai giorni d’oggi) e specialmente ad alta quota, vi permaneva per tutto il periodo autunnale-invernale, da novembre fino a marzo inoltrato.

La neve, quindi, veniva prelevata e stoccata in grandi strutture dalla forma più o meno circolare, dette neviere. Scavate nel terreno e profonde anche diversi metri, erano rivestite internamente con un muro in pietra a secco.

Una volta ammassata e ben pressata, la neve era coperta con strati di paglia e fogliame, per essere protetta dalle temperature via via più calde con l’avanzare delle stagioni.

Così immagazzinata, si trasformava in un unico grande blocco di ghiaccio, il quale veniva in seguito tagliato e trasportato in appositi sacchi a dorso di mulo fino a Genova, spesso di notte, per sfruttare al meglio le temperature più fresche.

Giunta in città, era destinata al commercio, per lo più al fine della conservazione dei cibi (d’altra parte i moderni frigoriferi e freezer non esistevano).


Di neviere ne esistono molti esempi nelle immediate vicinanze di Genova, dalla val Polcevera, passando per le alture del Ponente cittadino, fino ai dintorni di Masone.

Anche la nostra Valle non ne era sprovvista, in quanto ne esistevano almeno due in prossimità delle cime dei monti Cremado e Antola (lato brevennino) e una è nota, ma oramai perduta, ai Prè, sul monte Castellà - Garegò, il monte che divide i Piani da Frassinello.


Cartina "I confini tra i feudi di Carrega, Torriglia, Savignone e Montoggio", 1714. Fonte: "Siamo andati in Antola" di A. Schiavi, Edizioni Croma

Ma quanto era importante lo sfruttamento della neve divenuto ghiaccio in Valle?

Difficile poterlo quantificare.

Tuttavia a risultare interessante è la testimonianza rintracciabile su una mappa datata 1714 (ai punti 3 e 4 dell'immagine a fianco).

Il tratto di mulattiera che scende dal monte Antola e passante per la Costa della Gallina, collegando Carsi a Frassinello - Frassineto e da li a Montoggio ( insomma la via più veloce per l’epoca per raggiungere Genova via val Bisagno,) viene denominata Strada del Giazzo.

Strada del Giazzo: un indizio che fonderebbe l’ipotesi dell’effettivo commercio del ghiaccio lungo la mulattiera oppure in riferimento alle avverse condizioni climatiche del versante nord della Val Brevenna durante la stagione invernale?


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